«Quanto emerso è solo la punta dell’icerberg», scrive il gip nell’ordinanza che ha portato in carcere 14 persone per le sentenze pilotate della commissione tributaria regionale. E nuovi scenari potrebbero aprirsi con le dichiarazioni rese da uno degli arrestati.
Se finanzieri e magistratura non fossero intervenuti subito, forse ci sarebbero state altre decisioni truccate ed altre mazzette. Ma a parlare- raccontando a lungo come funzionava il sistema delle sentenze pilotate alla commissione tributaria regionale- è stato Giuseppe Naimoli; uno dei due dipendenti arrestati insieme ad altre dodici persone per corruzione in atti giudiziari.
Assistito dall’avvocato Michele Sarno, ha messo a verbale quattro ore di dichiarazioni al gip del Tribunale di Salerno. Nell’interrogatorio di garanzia in carcere, Naimoli ha chiarito molti aspetti, in parte inediti, che confortano quello che già pensavano gli inquirenti. Ovvero: quanto emerso finora è solo la punta dell’icerberg di un meccanismo che- tramite due funzionari e due giudici tributari- condizionava le pronunce d’appello a favore di decine di società.
Naimoli e Sammartino erano i funzionari infedeli. Fernando Spanò e Giuseppe De Camillis i giudici corrotti. Ma c’erano anche imprenditori e consulenti disponibili a pagare le mazzette, a ricambiare con assunzioni e regalie varie, finanche l’utilizzo gratuito di un appartamento.
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