In un caso addirittura i funzionari infedeli della commissione tributaria regionale erano andati al ristorante con l’amministratore della società che aveva pagato per una sentenza favorevole. Bisognava festeggiare lo stralcio di un debito milionario con il fisco. Ed in quell’occasione, i due capisaldi della corruttela scoperta dalla Procura di Salerno e dalla Guardia di Finanza abbandonarono l’atteggiamento prudente utilizzato di solito, accettando l’invito a cena con chi aveva pagato la mazzetta.
Giuseppe Naimoli e Salvatore Sammartino sono i dipendenti della segreteria della commissione tributaria regionale ai quali i “clienti”, ovvero gli imprenditori ed i consulenti delle società, si rivolgevano per aggiustare le sentenze o pilotare i verdetti a loro favore. In tutto, i soldi sottratti al fisco con giudizi d’appello rispetto alle pronunce della commissione tributaria provinciale ammontano a 15 milioni di euro. Una enormità, se si pensa che le tangenti venivano pagate in proporzione, con rotoli di banconote contanti da 5.000 euro ciascuno. In una circostanza, viene chiesto di spacchettar una mazzetta da 30mila euro in sei consegne diverse.
Insieme a Naimoli e Sammartino il gip Indinnimeo del tribunale di Salerno ha avallato l’arresto con detenzione in carcere per i due giudici corrotti: Fernando Spanò, presidente della IV sezione e Giuseppe De Camillis, vicepresidente della II sezione. Avrebbero aggiustato le pendenze di almeno sei società, con sentenze lampo: a volte appena pochi secondi per decidere e mai in udienza pubblica, scegliendo sempre la camerale.
I finanzieri ed i magistrati della Procura hanno raccolto indizi sufficienti per mandare dietro le sbarre per corruzione in atti giudiziari anche imprenditori e consulenti fiscali come Cosimo Amoddio, Vincenzo Castellano, Angelo Criscuolo, Antonio D’Ambrosi, Alfonso De Vivo, Claudio Domenico Dusci, Andrea Miranda, Giuseppe Piscitelli, Aniello Russo, Teodoro Tascone.
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