Trecentosedici morti, circa 350 feriti, diecimila senza tetto e oltre 40 miliardi di danni, questo il bilancio dell'alluvione

Settanta anni fa, la malanotte di Salerno

La notte tra il 25 e il 26 ottobre 1954 un tragico destino accomunò il capoluogo, Molina e Marina di Vietri, Cava dei Tirreni, Tramonti, Minori e Maiori.
Francesca Salemme

La voce della settimana Incom dell’ottobre del 1954 ci ricorda che ricorre il 70esimo anniversario di quella che Alfonso Gatto definì la “malanotte di Salerno”, nella dolente cronaca della tragedia che colpì la sua città; mentre un giovanissimo Aldo Falivena su “Il Giornale” raccontò essere la “notte del giudizio”, con la morte che “camminava per le strade bussando a tutte le porte, spalancando le finestre, chiamando con ululati e zampate di vento le vittime”.

Trecentosedici morti, circa 350 feriti, diecimila senza tetto e oltre 40 miliardi di danni.

La notte fra il 25 e il 26 ottobre 1954 si registrarono piogge per circa 504mm, quando mediamente in un anno ne cadono circa 1000mm.

Le montagne franarono sugli abitati sottostanti; torrenti abitualmente asciuttii (Fusandola, Rafastia, Bonea, Reginna Maior e Reginna Minor), strariparono travolgendo ogni cosa. Un tragico destino accomunò Salerno, Molina e Marina di Vietri, Cava dei Tirreni, Tramonti, Minori e Maiori. Un disastro senza precedenti nella storia della nostra città: la Villa Comunale e il Lungomare erano irriconoscibili sotto una spessa coltre di melma. La chiesa di Sant’Anna in San Lorenzo era diventata un accampamento di fortuna. La chiesa di San Gaetano, che aveva fatto da diga, era crollata e tutte le case allineate sulle sponde furono risucchiate dall’acqua. Le lancette dell’orologio del campanile dell’Annunziata, si fermarono all’1 e 52.

Come scrisse il sindaco Alfonso Menna: “La natura aveva potuto infierire sugli uomini anche perché gli uomini non avevano saputo difendersi con una lungimirante politica del territorio”.

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