Il divario rischia di allargarsi nuovamente. Al punto che l’anno prossimo il Mezzogiorno può finire in recessione, con il Pil a -0,4% contro il +2,9% di quest’anno. La previsione è della Svimez e basta a dare una precisa fisionomia al Rapporto 2022 illustrato dal direttore Luca Bianchi
Lo shock energetico e le conseguenze della guerra in Ucraina impatteranno infatti maggiormente al Sud dove l’economia è basata soprattutto sui consumi interni: a causa dei rincari dei beni energetici e alimentari, potrebbe aumentare di un altro punto percentuale il numero delle famiglie in povertà, fino all’8,6%. La Svimez stima che dei 760 mila nuovi poveri causati in Italia dalla spirale inflazionistica (287 mila nuclei familiari), almeno mezzo milione saranno al Sud.
«Le politiche nazionali dovranno quindi assicurare continuità alle misure contro il caro energia e accelerare il rilancio degli investimenti pubblici e privati» dice Bianchi, ricordando che senza gli interventi governativi degli ultimi due anni in chiave pandemica lo scenario al Sud sarebbe stato ben peggiore.
Ma la crescita del divario è evidente in molti altri parametri del Rapporto 2022: la formazione, e in particolare l’università, ad esempio. Secondo Svimez, nel 2041 il Mezzogiorno perderà il 27% degli iscritti, il Centro Nord circa il 20%, a riprova che è già in atto la desertificazione universitaria del Sud, specialmente nelle sedi più piccole e periferiche. Non a caso, del resto, negli ultimi 20 anni circa 1,2 milioni di giovani ha lasciato il Mezzogiorno e uno su 4 era laureato.