“Le nuove tariffe sono mortificanti e inaccettabili. Così si mette a rischio la sostenibilità economica delle strutture che garantiscono servizi essenziali”. È questo il grido d’allarme lanciato dalle associazioni di categoria che rappresentano le strutture sanitarie accreditate, impegnate nell’erogazione di prestazioni riabilitative e sociosanitarie in Campania.
Il pomo della discordia è la proposta avanzata dalla Regione Campania di un aggiornamento tariffario giudicato “irrisorio”. Secondo le associazioni, non solo gli aumenti previsti non coprirebbero i costi di gestione, ma l’ipotesi di mantenere invariati i tetti di spesa potrebbe addirittura ridurre il numero delle prestazioni regionali, in netto contrasto con le norme sullo smaltimento delle liste d’attesa.
Le associazioni denunciano una politica di “risparmio a tutti i costi”, che andrebbe a compromettere servizi essenziali rivolti alle persone con disabilità, agli anziani, e ai pazienti con problemi di salute mentale o non autosufficienza. “Un approccio che disattende anche la sentenza 62/2020 della Corte Costituzionale, che ha ribadito come le prestazioni sanitarie fondamentali non possano essere condizionate da vincoli finanziari”, si legge nella nota diffusa.
Secondo le strutture accreditate, la Regione Campania impone requisiti di qualità sempre più stringenti, senza però garantire finanziamenti adeguati alla remunerazione dei servizi. “Questo scenario porterà inevitabilmente a un abbassamento della qualità di vita dei cittadini e metterà a rischio il reddito dei lavoratori del settore”, avvertono le associazioni.
Dopo il fallimento dei tentativi di mediazione, le strutture sanitarie hanno dichiarato lo stato di crisi e preannunciano “azioni utili e opportune per contestare il comportamento sleale della parte pubblica”.