Con il trentunesimo sbarco di migranti al Porto, Salerno si conferma città dell’accoglienza, anche se il dato da record va letto – a nostro sommesso avviso – anche nella sua accezione negativa e la prima sensazione che avvertiamo è che sia stata un po’ lasciata sola in questa missione di solidarietà e umanità. Quella che viene comunemente definita “la macchina organizzativa” praticamente non viene mai spenta, i motori sono sempre accesi per una nuova emergenza da affrontare. E allora si aggiunge un posto a tavola per l’amico in più, ma nessuno mette in conto che i posti a tavola sono ormai quasi tutti occupati, insomma ogni volta c’è la necessità di inventarsi qualcosa pur di assicurare sostegno, medico, psicologico e non solo ai nuovi ospiti, tra cui tanti bambini, talvolta non accompagnati. Le strutture ove ospitare i profughi sono ormai strapiene e le chiacchiere che si fanno a Bruxelles come a Roma non producono né aiuti economici, né uno straccio di piano straordinario da mettere in campo, nè tantomeno porti alternativi da mettere a disposizione. Insomma, Salerno aiuta ma nessuno aiuta Salerno.
Trentuno sbarchi, Salerno fa tutto “da sola”
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