Dritto per dritto al cuore del problema, alle verità nascoste della cessione di Treofan agli indiani di Jindal. E’ l’obiettivo del Ministero dello Sviluppo Economico, che inizia a sospettare una speculazione finanziaria ed una concorrenza sleale dietro la decisione della Management & Capitali di Carlo De Benedetti di cedere, ad un prezzo troppo basso, il gruppo Treofan agli indiani di Jindal.
Prove non ce ne sono. Ma certo non è un caso che anche l’ambasciata dell’India abbia preso molto sul serio le segnalazioni giunte sul caso Treofan; decidendo di approfondire in patria ma anche di ascoltare in Italia tutti gli interlocutori possibili. L’ambasciatrice Reenat Sandhu ieri è stata al ministero. Nei giorni scorsi ha risposto alla lettera del presidente di Confindustria Salerno. In entrambi i casi, ha assicurato di aver preso contatti con i vertici del gruppo Jindal.
Intanto, per le ore 15 del 4 febbraio a Roma dovranno presentarsi i presidenti delle Regioni Campania, Umbria e Puglia, i dirigenti aziendali di Treofan Italy, Management &Capitali, Jindal Films e Jindal Europe. Tutti i protagonisti di questa storia che si gioca sui mercati finanziari globali e passa sopra le teste di politici e lavoratori.
La chiusura degli stabilimenti Treofan di Battipaglia e Terni è discutibile; così come il potenziamento del sito Jindal di Brindisi con una iniezione di soldi pubblici, erogati dalla Puglia, per almeno 12 milioni. La sovraccapacità di Battipaglia e Terni, poi, non sarebbe documentata a sufficienza, visti gli utili e le performance degli ultimi anni.
Ma dovrà essere soprattutto la Management & Capitali di De Benedetti a chiarire i termini della cessione a Jindal, perché sia stato preferito il gruppo indiano rispetto ad altri interlocutori, ad altre offerte come quella di una società russa per i siti Treofan. Temi di cui dovrebbero occuparsi anche la Consob e l’Antitrust.
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