Da ieri, siamo ufficialmente 8 miliardi di persone con i piedi sulla stessa terra. La natalità vince sulla mortalità, la vita vince sulla morte, soprattutto emerge il dato che a livello globale c’è ancora voglia di mettere al mondo dei bimbi, c’è ancora voglia di famiglia. Eppure, la lista nera si allunga, la situazione precipita come la classica pallina su un piano inclinato. Le tragedie, proprio qui, in questo territorio, sono troppe per parlare di casualità; ci stiamo avvicinando al Natale – per definizione, la festa della famiglia – e lo facciamo demolendo a picconate il concetto di famiglia. Prendiamo atto, con un brivido di terrore, che la serenità non abita più nemmeno tra le quattro mura di casa, che il confortevole e accogliente focolare si sta estinguendo. Padri contro figli, mariti contro mogli, nipoti contro nonni, ci stiamo capendo davvero poco di quel che accade. La pandemia che avrebbe dovuto renderci migliori, probabilmente sta avendo l’effetto contrario, accrescendo le tensioni, alimentando l’odio. Non sono casi fortuiti, ma campanelli d’allarme. Apocalittici segnali che la società civile è obbligata a cogliere, a non sottovalutare.
Tutti contro tutti: cosa accade alle nostre famiglie?
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