Uranio impoverito, è morto Antonio Attianese: il militare salernitano si ammalò dopo due missioni in Afghanistan

Redazione

Antonio Attianese, il militare ammalato di tumore dopo essere stato impegnato in due missioni in Afghanistan e che a lungo si era battuto per ottenere un adeguato indennizzo e assunzioni di responsabilità a nome di tutte le vittime dell’uranio impoverito, è morto nella sua casa di Sant’ Egidio del Monte Albino. Lo hanno fatto sapere le associazioni Assoranger e Assomilitari fondate da commilitoni che avevano abbracciato la sua causa, da lui presiedute. “Il decesso è avvenuto dopo lunghi anni di sofferenze per la malattia e senza aver ricevuto le dovute risposte dallo Stato”, sottolineano in una nota. Attianese, che s’era scontrato anche con i suoi superiori, dai quali aveva denunciato di aver subito minacce ed intimidazioni, lascia la moglie Maria e due bambini di 5 e 6 anni. “Nonostante la battaglia condotta nelle sedi legali coinvolgendo la pubblica opinione per chiedere i legittimi riconoscimenti e le indennità dallo Stato – scrivono le associazioni – Antonio non ha ancora ricevuto le risposte dovute. Antonio al momento del decesso è ancora abbandonato dallo Stato e dalle Istituzione, dalle quali ha ricevuto dodici anni di inspiegabili omissioni e assordanti silenzi. L’ ultima risposta del Centro Militare Ospedaliero di recente pervenuta ad Antonio Attianese, nega ancora una volta quanto spettante di diritto, concedendo l’ennesimo “contentino”, senza il riconoscimento della patologia (e relative aggravanti) al 100%”. “I colleghi – conclude la nota – annunciano che ‘il caso Attianese’ non si chiude con il decesso del collega, ma che la battaglia, che è anzitutto di civiltà e umanità, continuerà nutrita dalla partecipazione dei moltissimi militari che, in tutta Italia, hanno risposto all’appello e aderito alle associazioni Assoranger e Assomilitari”. Attianese aveva raccontato la sua storia alla Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito appena tre mesi fa. E la Commissione aveva trasmesso gli atti sul caso al procuratore militare della Repubblica presso il Tribunale militare di Roma.

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