Sarebbero almeno una ventina le vittime del gruppo di cinque usurai, arrestati ieri nel corso dell'operazione Direzione Investigativa Antimafia. Tre sono finiti in carcere, due ai domiciliari. Tra loro anche dei professionisti ed un uomo vicino al clan D'Agostino. Chi finiva nella loro rete non aveva scampo e si ritrovava a rimborsare prestiti con tassi alle stelle, fino a 500% annui. Per recuperare le somme non mancavano anche i metodi mafiosi, con minacce di vario genere, perfino di fare del male ai familiari, figli piccoli compresi. In una circostanza la vittima per far fronte agli interessi stellari ha dovuto pagare 300mila euro e cedere anche una villa.
Per rintracciarlo gli usurai lo hanno raggiunto anche al capezzale del padre malato e ricoverato in provincia di Frosinone. Il gruppo agiva senza scrupoli, così come ricostruito dagli investigatori. Il metodo utilizzato era sempre lo stesso: la violenza privata e psicologica derivante dai legami con la malavita. Sono state documentate diverse attività di intimidazione messe in atto dagli usurai nei confronti anche dei familiari delle vittime: danneggiamento di autovetture, oltre che minacce tramite social o al telefono. In alcuni casi la pressione veniva esercitata anche con la presenza di emissari per il recupero delle somme sui posti di lavoro dei debitori. L'ordinanza applicativa di misure cautelari nei confronti dei cinque componenti del gruppo è stata emessa dal Gip di Salerno su richiesta della Dda. Adesso dovranno rispondere di concorso in violenza privata, usura, esercizio abusivo dell'attività finanziaria, in alcuni casi aggravati dal metodo mafioso.