Il giorno dopo essere stata di fatto decapitata, dalle decisioni del Consiglio superiore della Magistratura,la Procura di Salerno prende posizione affermando che le decisioni disciplinari assunte a Palazzo dei marescialli provocano “sconcerto e preoccupazione”. A dirlo 25 pubblici ministeri (soltanto un magistrato non ha aderito alla iniziativa) dell’ufficio salernitano che con una nota all’Anm chiedono un’assemblea straordinaria e urgente per confrontarsi sull’autonomia ed indipendenza della magistratura. Le toghe salernitane si schierano dunque col procuratore Luigi Apicella, sospeso dalle funzioni e dallo stipendio, e con i suoi 2 sostituti – Nuzzi e Verasani – trasferiti dall’ufficio e dalle funzioni e contestano quanto affermato a caldo dal presidente nazionale dell’associazione: “Non ci sentiamo di sostenere che ‘il sistema’ abbia dimostrato di avere adeguati ‘anticorpi’, anche perché gli stessi provvedimenti di perquisizione e sequestro valutati negativamente in sede disciplinare hanno ricevuto, invece, un diverso giudizio in sede di impugnazione dal Tribunale competente che ne ha confermato la legittimità. Intanto, per sostenere il capo si è costituito un comitato che il 28 manifesterà a Roma: la protesta, come già anticipato ieri, ha raccolto l’adesione dell’associazione dei familiari delle vittime di mafia che giudica la decisione del Csm “l’atto di completamento della distruzione del sistema democratico italiano”. Se Salerno si mobilita per Apicella, che mantiene il silenzio anche oggi, il pg di Catanzaro Enzo Jannelli, condannato dal Csm a cambiare sede e funzioni, non parla ma non nasconde l’amarezza a chi gli sta vicino. Il magistrato ha evitato ogni contatto con i giornalisti, ma è stato descritto profondamente colpito dalla decisione del Csm.
Venticinque pm di Salerno con Apicella: “il Csm sconcerta”
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