Più di diecimila dischetti spiaggiati lungo le coste della Campania, isole comprese. Un inquietante tappeto di plastica rimosso, nel fine settimana, grazie allo slancio dei volontari, con il coordinamento di Legambiente e di Clean Sea Life, il progetto che mira a sensibilizzare il pubblico sul fenomeno dei rifiuti marini, la vera emergenza ambientale di questi anni.
La #cacciaaldischetto promossa per attenuare gli effetti del caso dei filtri di plastica spiaggiati a causa del mal funzionamento dell’impianto di depurazione di Capaccio Paestum – sottoposto a sequestro dalla Capitaneria di porto su disposizione della Procura di Salerno – è solo la punta dell’iceberg di un problema enorme, la sesta emergenza ambientale del mondo secondo l’Onu, quello dell’inquinamento del mare dovuto alla plastica. A dimostrare la gravità del problema – evidenziata dai dati dell’indagine Beach Litter dello scorso anno, condotta da Legambiente nei mesi di aprile e maggio nell’ambito di Spiagge e Fondali Puliti – Clean Up The Med, quello che questa mattina abbiamo trovato sulle spiagge all’altezza del fiume Tusciano.
Il termine internazionale è “beach litter”, traducibile come “immondizia della spiaggia”. Si tratta di materiali plastici, metallici, cartacei, tessuti di varia natura, oggetti in vetro o in legno, tar ball e oli. In mare questi detriti sono responsabili direttamente o indirettamente della morte di molti organismi. Alcuni rilasciano sostanze tossiche (le plastiche, le gomme, i materiali polimerici, la vetroresina ecc) che poi vengono biomagnificate all’interno della rete alimentare, altre contribuiscono al ghost fishing. Direttamente sono pericolose per ingestione, sono molti i cetacei soffocati da plastica, reti e oggetti vari. I fogli in plastica utilizzati per gli imballaggi delle lattine, che hanno dei fori con diametro identico a quello della stessa lattina, sono trappole mortali per uccelli, tartarughe e pesci. I tassi di mortalità dovuti al beach litter non sono noti. Esistono comunque delle zone ove i detriti di origine antropogenica si accumulano in maggior quantità. Secondo i dati dell’Algalita Marine Research Foundation, solo il 3% della plastica è sottratta all’ambiente, il 97% è libera di rilasciare nello stesso ambiente le componenti tossiche con cui è stata prodotta. Attualmente, vale la pena ricordare si producono 185 tipi diversi di plastica.
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