Il 25 novembre è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall’Onu vent’anni fa. L’Assemblea Generale bolla la violenza di genere come “uno dei meccanismi sociali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini”. E purtroppo l’ultimo Rapporto Eures su ‘Femminicidio e violenza di genere in Italia” dimostra che la situazione non è migliorata. Gli abusi assumono forma fisica, sessuale, psicologica. Subisce violenza, mediamente, una donna su tre dai 15 anni in su. Ed il 53% di donne in tutta l’Unione Europea evita determinati luoghi o situazioni per paura di essere aggredita. Ma può accadere ovunque: tra le mura domestiche, sul posto di lavoro, per strada. E spesso sono i partner o gli ex a commettere gli atti più gravi: sono responsabili del 62,7% degli stupri. Come negli omicidi: il 38% dei casi è attribuibile al partner. «L’Italia non è un Paese per donne», ha scritto in queste ore il presidente della Provincia Michele Strianese, commentato i dati del Rapporto Eures che parla di 94 donne uccise dall’inizio dell’anno, quasi una ogni tre giorni. Nel 2018 le vittime femminili hanno raggiunto il valore più alto mai censito in Italia, 142 di cui 119 in famiglia. E dal 2000 a oggi i femminicidi sono più di tremila: una strage. Una panchina rossa, da lunedì, sarà in Viale Unità d’Italia nella Cittadella Giudiziaria, su iniziativa del movimento Stati generali delle donne. Molte scuole hanno organizzato dibattiti e momenti di riflessione. Nella stessa giornata, il Centro Antiviolenza Artemisia dell’Ospedale di Salerno illuminerà di rosso, all’imbrunire, la facciata della Torre del Cuore: un simbolo che possa essere visto da lontano- è scritto in una nota dell’azienda- così come lontano deve arrivare la voce di chi si adopera per aiutare le donne in difficoltà.
Violenza di genere in crescita: non è un Paese per donne
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