Il sequestro preventivo che la Guardia di Finanza di Vallo della Lucania ha eseguito circa un mese fa ammontava a 20 milioni di euro ed aveva riguardato quattordici dei ventinove indagati nell'ambito del crac Yele. L'inchiesta della Procura di Vallo ha portato le Fiamme gialle a sigillare beni immobili, fabbricati e terreni, veicoli e disponibilità finanziarie riconducibili ai protagonisti, a vario titolo, del crac Yele, con un buco in bilancio di almeno 30 milioni di euro e condotte dannose per creditori e fisco. Tra queste, il meccanismo sistematico con cui veniva trattenuto il quinto degli stipendi senza girarlo a banche e finanziarie, distraendo le somme per altre finalità.
La decisione del Riesame
Il tribunale del Riesame ha annullato in larga parte i sequestri, facendo decadere le misure cautelari reali dell'inchiesta denominata Piazza Pulita. Passa la linea difensiva della maggior parte delle persone coinvolte nel fallimento della società che si occupava di gestire i rifiuti in 49 Comuni cilentani. Le uniche conferme, anche dal Riesame, sono per l'impianto accusatorio nei confronti dell'ex presidente e dell'ex direttore della Yele, poiché figure apicali nell'intera vicenda. Il collegio ha confermato il sequestro a loro carico perché ritiene sussistenti dei reati tributari, stralciando solo la parte relativa alla bancarotta.