E’ stato il libro di Alessandro Barbano “L’inganno. Antimafia. Usi e soprusi dei professionisti del bene” di Marsilio, il protagonista del secondo incontro del ciclo “Abitatori del tempo. L’impegno civile della letteratura” organizzato nel salone genovesi della Camera di Commercio di Salerno. Un’indagine senza sconti che solleva il velo sulle contraddizioni della lotta alla mafia, un sistema invasivo e dispotico, che si è insinuato nella democrazia in nome di una retorica dell’emergenza, cancellando le differenze tra eccezione e ordinario, tra sprechi, pregiudizi dannosi ed errori clamorosi.
A parlarne con l’autore, tra gli altri, Marco Toriello, capo della redazione salernitana de “Il Mattino”, e Pasquale Stanzione, Presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali.
Una potente macchina di dolore umano non giustificato e non giustificabile, che adopera un diritto dei cattivi introdotto «dopo l’Unità d’Italia per combattere i briganti, usato a piene mani dal fascismo per perseguitare i dissidenti, ignorato dai repubblicani» e riportato in auge dai moderni paladini della giustizia. È questa oggi l’Antimafia, un sistema dove l’eccezione diventa regola e l’emergenza permanente è l’altare sul quale sacrificare la libertà in nome della lotta al crimine. Così confische e sequestri colpiscono migliaia di cittadini e imprenditori mai processati, o piuttosto assolti. Così sentenze anticipano leggi, pene crescono al diminuire dei reati e una falsa retorica professa l’idea che il rovesciamento dello Stato di diritto sia necessario alla vittoria sulla malavita.
Per indebolire questo potere senza freni, che ha tradito il compito assegnatogli dalla democrazia, bisogna revocare la delega che una politica miope ha fatto alla magistratura e che alcune procure hanno trasformato in una leva per mettere la società sotto tutela, e tornare a un diritto penale basato su fatti e prove, estirpando la politica del sospetto. Solo così si può capire che cos’è la mafia. E combatterla davvero.