54×70 è il titolo del nuovo libro del fotografo Gaetano Mansi. Si tratta di un racconto per immagini di Salerno dal 1974 agli inizi degli anni '80, un periodo che ancora risentiva delle forti influenze sessantottine e che ha segnato un forte cambiamento della città, a tutti i livelli, fino a quando la stessa non è stata sconvolta dal terremoto.
"Gli anni Settanta furono un periodo di grandi fermenti politici, culturali ed artistici durante il quale Salerno ebbe un ruolo importante – ha ricordato il sindaco Napoli -. Queste fotografie e la mostra allestita al Ghirelli ci aiutano a riavvolgere il filo della memoria ma hanno un pregio. Non è un'operazione nostalgia. Non guardiamo queste foto come ad uno specchio nel vedere la nostra immagine riflessa, magari rimpiangendo l'ebbrezza della gioventù. In queste foto io scorgo l'ansia inesausta di una stagione, direi anche di una generazione, incompiuta. La grande stagione, anche attraverso i primi referendum, dei diritti civili, della piena emancipazione femminile, della riforma del lavoro, della crescita di un'istanza di cambiamento della politica e dei suoi linguaggi, del ruolo dell'Università nella società civile. Una stagione bruscamente interrotta dal – la drammatica scia di sangue degli Anni di Piombo e dalle sue feroci contrapposizioni. Una stagione nella quale, guardando alla nostra terra, il Terremoto segna uno spartiacque epocale. Guardare queste foto ci aiuta a ricordare che resta ancora tanto lavoro da fare e che libertà, democrazia, pace, giustizia sociale vanno conquistati e difesi ogni giorno senza mai darli per scontati".
"Devo dire grazie alla pandemia che mi ha costretto davanti ad un computer per lunghi mesi e mi ha permesso di mettere mano alle decine di migliaia di negativi di quel periodo – ha rivelato Gaetano Mansi -. Alla metà degli anni ‘70 Salerno era una città con una vita culturale e sociale vivacissima: il '68 era ancora vicino, l ' università era giovane ed i ntegrata nella vita sociale, l ' economia era florida, la lotta politica incandescente, non erano ancora nate le Tv locali, internet non esisteva e se volevi comunicare dovevi scattare foto e poi stamparle. I manifesti erano dappertutto, c 'erano tanti giornali, nazionali e locali, insomma l ' ambiente ideale per un ragazzo che voleva fare il fotografo. Ho sempre e solo voluto fare il fotografo e questo ha reso la mia vita uno spasso, lo dico forse troppo spesso, ma in quegli anni non mi pesava affatto scattare dalla mattina alla sera e sviluppare e stampare di notte: il lavoro era per me emozionante e non avevo nessun bisogno o voglia di uno svago o una vacanza".