Solo 1 carcere su 3 rispetta la capienza prevista per i detenuti. Nel 67,6% dei casi le strutture sono sovraffollate e hanno più reclusi di quelli che in teoria potrebbero ospitare, creando situazioni di disagio e tensione difficili da gestire.
E’ quanto emerge da un’analisi dell’Unione europea delle cooperative su dati del Ministero della Giustizia, dopo l’allarme lanciato dal Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, Mauro Palma. Preoccupa il picco di 53 detenuti suicidi dall’inizio del 2018.
Uno degli ultimi casi si è verificato qualche giorno fa a Salerno, quando nella casa circondariale di Fuorni una detenuta si è tolta la vita. Il mondo dietro le sbarre – sottolinea la Uecoop – è uno dei più complessi da gestire insieme ai percorsi di reinserimento sociale.
In Italia ci sono novemila detenuti in più rispetto a quelli che si potrebbero ospitare: 1 su 3 è straniero. Gli istituti di pena più grandi e con maggiori problemi di sovraffollamento sono quelli di Napoli. A Poggioreale dove c’è un terzo di detenuti in più ed a Secondigliano con oltre il 37% di “esuberi”.
La cooperazione è uno strumento strategico per la gestione dei detenuti negli istituti di pena. In alcuni casi, si può avere la possibilità di studiare ed imparare un mestiere. In molti beneficiano dell’affidamento in prova ai servizi sociali, della libertà vigilata e controllata e sono impiegati in lavori di pubblica utilità.
Il percorso di reinserimento è importante per ridurre il rischio di recidiva e per dare una prospettiva non ai detenuti, alle loro famiglie. Oltre che per indicare ai figli le regole della società piuttosto che la legge della strada.