Nel decennale della Festa dei Popoli quello che è un momento di integrazione e dialogo tra culture differenti assume un’importanza ancora maggiore alla luce delle drammatiche notizie di attualità che riguardano i migranti ed il nostro Paese. Nel sottopiazza della Concordia a Salerno, sono sempre la Diocesi con gli uffici Migrantes, il centro missionario, la Caritas, il laicato ed i missionari saveriani il Comune ad organizzare la festa che coinvolge gli immigrati nella città capoluogo: georgiani, polacchi, rumeni, ucraini, gambiani, marocchini, senegalesi, tunisini, cingalesi, filippini, peruviani, venezuelani. Tutti pronti a parlare delle loro tradizioni. Tante le associazioni salernitane che quest’anno sposeranno l’iniziativa, intrecciando fili d’amicizia a partire dall’incontro tra persone. E’ qui che la differenza diventa un valore, trasfuso nella veste grafica pensata dall’artista Francesca Ferrara, come sintesi di un’esperienza decennale. Dalle immagini, però, si passerà rapidamente al palco, dove si esibiranno le diverse comunità ospiti. Bianco e nero saranno le tracce: abito da sposa in bianco in occidente, abito da lutto in oriente; nero, invece, è per antonomasia il colore associato alle religioni, quale misura visiva del rigore di Dio, a cominciare dagli abiti dei ministri di culto nel mondo. Ma le diverse tradizioni popolari parleranno anche degli estremi del rosso, del mistero del giallo e delle curiosità del blu. E come ogni anno, la festa dei popoli si aprirà con momenti di preghiera collettici in tutte le tradizioni religiose: insieme ci saranno buddisti, cattolici, evangelici, ortodossi, musulmani e sikh.
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