Vietare i congressi e i convegni mette sul lastrico un settore che dà lavoro a 570 mila persone. Le imprese già tutte con l'acqua alla gola sono pronte a chiudere. È il grido di allarme delle sigle associative che riuniscono le imprese che si occupano di turismo ed eventi.
Impatto sul Pil per 36 miliardi
L'ultimo decreto del presidente del Consiglio dei Ministri apre il baratro per un comparto che genera un indotto di oltre 64 miliardi di euro ed un impatto diretto sul Pil di 36 miliardi l'anno. Il nostro Paese è la sesta nazione al mondo per volume d'affari generato da eventi e congressi ed impiega 569 mila addetti. Un fattore trainante del turismo, che assicura l'occupazione alberghiera anche in bassa stagione, riveste un peso notevole per le città d'arte in crisi e promuove all'estero l'immagine dell'Italia, coinvolgendo tutta la filiera (alberghi, centri congressi, agenzie organizzatrici, aziende di trasporti, società di catering e di servizi tecnici) e l'intera destinazione (ristoranti, taxi, musei, shopping).
Un filiera sicura
Insomma, congressi e convegni sono volano di produttività e formazione e sono uno strumento decisivo per espandere le esportazioni delle imprese italiane. Inoltre, è un settore professionalizzato e sicuro: i centri, gli alberghi e la filiera connessa all'organizzazione hanno investito in sistemi di sanificazione, applicano protocolli ancora più rigidi di quelli stabiliti nelle “Linee guida” approvate dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome. Prevedere poi che in una location sia possibile fare spettacolo, fieristica o una manifestazione sportiva in presenza di pubblico ma non un'attività convegnistica appare incomprensibile e discriminatorio nei confronti dei soli organizzatori di eventi che hanno già subito più della metà delle cancellazioni e che ad oggi non hanno possibilità di lavorare anche nel 2021.