Il quadro che emerge dal rapporto Mal'aria di Legambiente è preoccupante: nel 2020 in Campania sono tre i capoluoghi di provincia che hanno superato almeno con una centralina il limite previsto per le polveri sottili (le Pm10), ossia la soglia dei 35 giorni nell'anno solare con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo. Ad Avellino spetta la maglia nera con 78 giorni di sforamenti. Un record negativo per il capoluogo avellinese che si classifica al settimo posto in Italia e prima città del centro sud. Napoli segue con 55 giorni di superamento dei limiti, poi Benevento con 41 giorni di sforamento.
Riguardo ai parametri dettati dall'OMS, tutti i cinque capoluoghi campani hanno fatto registrare una media annuale superiore ai 20 microgrammi/metrocubo di polveri sottili. A guidare la classifica è sempre Avellino, seguita da Napoli, Benevento, Caserta e Salerno che sta meglio di tutte.
«L'inquinamento atmosferico dipende da fattori come il traffico, il riscaldamento domestico, l'agricoltura e l'industria – dice Mariateresa Imparato, presidente regionale di Legambiente- Servono interventi sulla mobilità urbana pubblica, condivisa, a zero emissioni e multi-modale. Nel Piano regionale di Tutela della Qualità dell'aria ci sono misure vaghe. Prioritario – conclude il presidente di Legambiente Campania – è investire su uno svecchiamento del parco autobus, puntando su un trasporto pubblico locale moderno, treni per pendolari e mobilità alternativa, senza dimenticare la riqualificazione energetica degli edifici, garantendo così una riduzione nelle emissioni dagli impianti di riscaldamento domestici».