Quella degli incidenti in biciletta è un'urgenza da affrontare, come conferma anche l'International Transport Forum, che nel report “Cycling safety” scrive che l'Italia è il paese con il più alto tasso di mortalità per chilometro pedalato. Nel 2018, ultimo dato Istat disponibile, in tutto il Paese sono morte 222 persone coinvolte in incidenti che hanno riguardato biciclette. Elevato anche il numero dei feriti: oltre 16mila.
Non è un paese per ciclisti
Insomma, per chi pedala l'Italia non è un luogo sicuro, con una cultura della ciclabilità e piste dedicate sviluppata solamente in alcune Re
gioni- in particolare nel centro-nord- ed un ritardo nei servizi dedicati ai ciclisti rispetto a molte altre realtà europee. Il record italiano lo detiene Milano, con il maggior numero di incidenti che coinvolgono ciclisti, dovuto anche ad un grande ricorso al mezzo vista la conformazione della città e la disponibilità di piste. Mentre in molte città del Sud, pensare di spostarsi esclusivamente in bici lungo strade e viuzze spesso come un budello è un miraggio, considerata l'endemica assenza di piste ciclabili.
Il dopo-lockdown
Dopo il lockdown, nelle città molti di coloro che usavano mezzi pubblici, per evitare gli assembramenti e il rischio di contagio da Covid-19 su pullman e metro, hanno scelto di utilizzare la bici o il monopattino. Diversi Comuni hanno avviato programmi per implementare il chilometraggio delle piste ciclabili tratteggiando in poche settimane delle bike lane. E già si pensa di potenziare il bike sharing – ovvero la condivisione del mezzo bici – o il noleggio dei monopattini elettrici. Ma siamo davvero pronti? A leggere i dati sulla mortalità urbana di chi usa questi mezzi, verrebbe da rispondere negativamente.