Quanto valgono i dati personali ai fini commerciali?
Se lo sono chiesti all’Università di Salerno in un confronto-dibattito, organizzato dal dipartimento di Scienze Giuridiche, sui diritti dell’utente-consumatore e sul rischio per quest’ultimo, spesso inconsapevole, di perdita delle libertà fondamentali.
Uno scenario allarmante rispetto al tracciamento dei dati sensibili per profilare gli utenti, i loro comportamenti e stili di vita.
Partendo dall’osservazione della pervasività degli algoritmi, e dall’osservazione, condivisa da alcuni economisti che «la vera ricchezza oggi consista nel possesso del dato», per campagne di web marketing personalizzate, il dipartimento ha aperto una discussione sul tema della pubblicità targettizata, e quindi della circolazione attraverso internet dei dati personali, con il coinvolgimento del Garante nazionale per la privacy, Pasquale Stanzione, già ordinario della cattedra di Istituzioni di Diritto Privato presso l’ateneo salernitano.
«Si impone la necessità di una riflessione a passo con i tempi, che interessa tutti, ma soprattutto i nostri giovani che praticano la rete – ha spiegato il direttore del Dipartimento, Giovanni Sciancalepore – È un argomento in divenire, una conclusione è impraticabile, su cui è necessaria un’evoluzione normativa». In considerazione del fatto che le big company del web (Google, Amazon, Meta, Twitter) appartengono a privati, e che rappresentano un oligopolio che rischia di avere il pieno controllo conclude: «Un baluardo alle possibili distorsioni è rappresentato dal diritto alla riservatezza, che ha la sua rilevanza costituzionale ed è riconosciuto ad ogni soggetto. La deriva inquietante è la mercificazione delle informazioni. Il giurista deve tutelare la persona ed evitare speculazioni improprie».