Insorgono le opposizioni e le associazioni antiviolenza di genere sulle parole del Ministro Nordio

Piero De Luca: il femminicidio non è questione etnica

Quello che serve è un piano di prevenzione che lavori sulla società tutta. Affermazioni sull'etnie non sono quello che serve al cambiamento
Francesca Salemme

“Le parole di Nordio, secondo il quale alcune etnie hanno sensibilità diverse sulle donne, sono inaccettabili”. Infuria la polemica dopo le dichiarazioni rese dal guardasigilli a Salerno per commentare gli ultimi due femminicidi, quello di Ilaria Sula e quello di Sara Campanella. “Purtroppo la maggior parte dei femminicidi viene commesso in casa da uomini che odiano le donne dicendo di amarle. Quello di Nordio è un razzismo strisciante che emerge in tutto il suo fulgore, fuori luogo e fuori tempo: a quando il manifesto della razza?”, scrive in una nota Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera. Mentre il collega di partito Piero De Luca, aggiunge: “Il Ministro Nordio ha fatto un ragionamento sconvolgente legando questa emergenza sociale a questioni etniche. È inaccettabile tentare di strumentalizzare un dramma così profondo per fini politici”. “I femminicidi non si fermano celando la questione del maschile tossico dietro a quella etnica. Le donne italiane vengono uccise nella stragrande maggioranza da uomini italiani che non accettano di essere lasciati. Una frase irricevibile e triste, quella del titolare del dicastero della Giustizia, per la quale chiediamo una netta, chiara presa di distanza da parte del governo e un impegno urgente sul piano della prevenzione”, dicono i parlamentari del Pd nella Bicamerale Femminicidio, la senatrice Cecilia D’Elia, vicepresidente, l’onorevole Sara Ferrari, capogruppo dem, i senatori Filippo Sensi e Valeria Valente e le deputate Antonella Forattini e Valentina Ghio. “Abbiamo tutte letto le dichiarazioni del ministro Nordio, che per noi sono difficili da condividere. – scriive Antonella Veltri, presidente D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza -Quello che serve è un vero e attuabile piano di prevenzione che lavori sulla società tutta, la scuola, rinforzando i centri antiviolenza. Affermazioni sulla famiglia di origine del bambino non sono quello che pensiamo possa servire al cambiamento”.

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