Sul tavolo della sanità pubblica si gioca una partita decisiva. Si vincono soldi – quelli che per la maggior parte vanno come sempre alle regioni del Nord – ma, più che una mano di poker stavolta c’è il rischio che possa trattarsi di roulette russa. Abbiamo tutti capito, visto e sperimentato sulla nostra pelle quel che è successo con la pandemia da covid, abbiamo visto quanto non fosse sufficiente la risposta sanitaria al meridione, rispetto al settentrione, ma nemmeno questo evidentemente ha insegnato qualcosa a chi decide per tutti a Palazzo. Nella manovra finanziaria, il budget per la spesa sanitaria aumenta di soli 2 miliardi; spiccioli considerato che tre quarti di fondi serviranno per fronteggiare il rincaro dell’energia, voce pesantissima nella gestione di ospedali e strutture sanitarie. Oggi che alzano la voce i Governatori di Toscana e Veneto, ci chiediamo cosa debbano dire in Campania, in Basilicata, in Puglia, in Molise, in Calabria, dove da anni, da decenni, arrivano solo gli spiccioli. Tagli sulla salute pubblica, dopo il cataclisma che già ha investito così duramente il Paese, non sono consentiti, non sono nemmeno minimamente ipotizzabili. Errare è umano, perseverare è diabolico.
Fondi Sanità: dopo la pandemia, ancora spiccioli da Roma
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