La festa della salernitanità, la festa dei bambini che per la prima volta avranno la possibilità di vedere la loro squadra del cuore confrontarsi con la Serie A e con i campionissimi che ci giocano, è andata in scena ieri nel centro storico. A piazza Sedile del Campo, sotto gli occhi emozionati di alcuni protagonisti di questa cavalcata trionfale (capitan Di Tacchio, il bomber Tutino e uno dei rinforzi di gennaio, Kristoffersen), scortati dal team manager salernitano purosangue Sasà Avallone, nella giornata a loro dedicata i più piccoli supporters del team dell'ippocampo fanno festa.
Le nuove leve del tifo salernitano, secondo una tradizione che da un secolo si tramanda di padre in figlio, imparano i cori, familiarizzano con la storia e non dimenticano il passato, anche quello più doloroso. Sullo striscione srotolato a Largocampo, su Palazzo Genovese, ci sono i volti di Ciro, Peppe, Enzo e Simone, che hanno dato la vita per la loro fede granata, una ferita ancora aperta, che domani sarà ricordata come ogni anno, da quel maledetto 24 maggio 1999.
Salernitanità è la parola d'ordine, uno stile di vita, senso di appartenenza e legame con il territorio e la squadra cittadina, che non c'entra nulla con la categoria. Ai tempi del Covid l'evento organizzato dagli Ultras del Centro Storico deve rispettare regole ben precise: niente fumogeni, niente sfilata, ma tanta voglia di tramandare l'amore per i granata alle nuove generazioni. Nastri, stendardi, la lettera "A", il cuore antico della città si colora di granata e la pioggia di palloncini e coriandoli è il tocco finale che manda in visibilio i bambini.
Nella gioia dipinta sui loro volti c'è l'emozione di un popolo intero che celebra l'impresa della truppa di Castori e si prepara a misurarsi nuovamente con la Serie A, senza dimenticare tutti quelli che, purtroppo, non ci sono più e non potranno godersela come avrebbero voluto, non ultimo il compianto Loris Del Campo, il giovane tragicamente scomparso in un incidente nella serata dei festeggiamenti per la promozione.