Doveva essere l'alba di un nuovo inizio. Il punto di partenza anzi di ripartenza del calcio salernitano dopo due fallimenti di seguito in sei anni e la perdita, poi riacquistata di marchio, colore e denominazione. Stadio Arechi 6 settembre 2015 Salernitana – Avellino prima partita del debutto in serie B della società guidata da Lotito e Mezzaroma. Il derby finì con un roboante 3 a 1 e con un super Gabionetta che incantò i 22mila tifosi sugli spalti.
Una vittoria nel derby – come ricorda Pasquale Tallarino sul Mattino – che aveva ridato slancio e fiducia alla piazza. Una vittoria come un bel sogno perché i 5 anni di B si sono poi rivelati un incubo. Due salvezze acciuffate per i capelli negli spareggi play out e tre stagioni anonime come l'ultima con un decimo posto che conferma i limiti di questa proprietà. Doveva essere il punto di partenza quel giorno di 5 anni fa ed invece è stato il punto di arrivo per una società che, al di là delle Noif, ha deposto nel cassetto ambizioni e voglia di vincere limitandosi all'ordinaria amministrazione. Cinque anni dopo i 22mila sono un lontano ricordo ma non perché la maglia granata è amata di meno.
Tutt'altro. Nella stagione appena conclusa nel derby con il Benevento del 16 settembre sugli spalti dell'Arechi c'erano oltre 18mila persone. Gara che avrebbe potuto segnare la svolta dopo tre vittorie esterne consecutive ed invece, come sempre, sul più bello il ko che rovina tutto. Una costante come la gara con Lo Spezia che poteva valere l'accesso agli spareggi e guarda caso: altro ko tra le mura amiche. Una storia che si ripete a loop che ha ormai stancato. Eppure c'è chi non vuol vedere, chi non va oltre soffermandosi solo sul presente sull'attualità. La storia, però, non può essere cancellata con un colpo di spugna. Ecco perché ogni valutazione, ogni discorso, ogni progetto non può non tenere conto di quello che è stato e di quello che doveva essere il programma di Lotito e Mezzaroma programma, ad oggi, decisamente fallimentare sul piano sportivo