I tifosi vorrebbero chiarezza dalla società, sono legittimamente arrabbiati e delusi. Il silenzio della società è assordante. Avere i tifosi dalla propria parte è alla base nel calcio, sono loro a rendere bello questo sport che senza di essi sarebbe triste. Lo abbiamo visto nel periodo del Covid. Salerno quando si arrabbia si fa sentire in maniera decisa. I tifosi sono importanti come i calciatori, i presidenti e gli allenatori. È giusto che vogliano spiegazioni sulla situazione, sulle scelte fatte, non meritano questo silenzio e la società deve farsi viva per chiarire varie cose.
È una questione di rispetto verso una città intera. Le parole di Arturo Di Napoli pronunciate ieri a Radio Alfa rispecchiano lo stato d'animo della maggior parte dei tifosi granata non più disposti a farsi abbindolare da iperboliche operazioni di mercato o nomi di calciatori semi sconosciuti dati in pasto all'opinione pubblica per buttare acqua sul fuoco della contestazione. Ad oggi primo settembre la Salernitana ha un allenatore, Castori, la cui conferenza stampa di presentazione è stata prima annunciata e poi annullata. Una squadra in ritiro a Sarnano con uomini contati ed un blocco di calciatori che a breve potrebbe non far più parte del progetto. Un passo indietro ulteriore rispetto alla partenza con Ventura dove almeno in origine si erano fatte le cose con un minimo di raziocinio.
Il silenzio di Lotito, Mezzaroma e Fabiani non è il silenzio degli innocenti per citare un filmi di qualche tempo fa ma è un silenzio assordante su cinque anni di gestione sportiva fallimentare: due campionati salvati agli spareggi play out e tre tornei anonimi. Cinque anni in cui non c'è stato un minimo di progettazione né per la prima squadra né per il settore giovanile. Lo dicono i numeri, i risultati ed il valzer di allenatori e calciatori cambiati. Cambiano tutti ad eccezione del direttore che deve portarci in serie A. Tornando a Di Napoli a Radio Alfa Re Artù, che conosce molto bene le aspettative della tifoseria ha aggiunto:
Salerno non si diverte più purtroppo e questo è un peccato, il calcio deve essere uno sfogo per la gente. La città non si sente più legata alla società e questo è un grande problema. Spero le cose si possano aggiustare col tempo. I tifosi sono maturi sanno di avere una società solida e vogliono giustamente puntare al massimo. Qualche anno fa sarebbe successo di peggio. I calciatori chiedono garanzie dalla Lazio per venire a Salerno, allora non c'è senso di appartenenza e io da allenatore non lo accetterei. Ci vuole rispetto per la maglia che indossi e per la città che ti ospita”.