Tre punti in cinque partite, la svolta non c'è stata nel nuovo percorso, condizionato senza dubbio da quello precedente. Quando è arrivato a Salerno sapeva bene Davide Nicola di prendere in mano una situazione per gran parte già compromessa. È stato chiamato proprio per questo, per risollevare una squadra che praticamente tutti davano già per retrocessa. Per compiere una vera e propria impresa sportiva, come aveva già fatto con il Crotone e, in condizioni diverse, anche con il Genoa.
L'allenatore piemontese doveva portare a nuova vita la Salernitana moribonda ma i numeri, fino a questo momento, dicono altro. Con una media di 0,6 punti a partita la salvezza resta una chimera. Certo le attenuanti a Nicola non mancano. Oltre a quelle già elencate, c'è senza dubbio il fattore tempo che non gioca a suo favore. Arrivato in corsa, dovendo assemblare una squadra per gran parte rinnovata dagli undici arrivi nel mercato di gennaio, il tecnico granata avrebbe bisogno di un periodo di lavoro utile a formare il gruppo, il suo gruppo. Ma il tempo stringe maledettamente e la Salernitana è costretta a fare tutto in fretta per tenere ancora viva la speranza della permanenza in serie A.
Un'altra attenuante è data dal livello degli avversari perché nelle ultime cinque partite, al di là del Bologna, i granata hanno affrontato tutte compagini della prima metà della classifica. Milan, Inter, Sassuolo e Juventus sono squadre che possono mettere in difficoltà chiunque, figuriamoci l'ultima della classe alle prese con una stagione difficilissima, in campo e fuori. Ma anche contro avversari sulla carta più forti bisogna conquistare punti. Come hanno fatto, nell'arco del campionato, Genoa, Venezia e Cagliari, le squadre che precedono la Salernitana in classifica. Finora l'effetto Nicola c'è stato nel modo di giocare della squadra, senza dubbio più propositivo rispetto al passato. È mancata quella vittoria che avrebbe dato una spinta importante ai granata. Vittoria da conquistare, dopo la sosta, con il Torino, senza se e senza ma.