“Nella scelta del mio staff guardo a valori umani che coincidano con i miei. Ho bisogno di guidare le decisioni prese in un gruppo di lavoro con competenze anche superiori alle mie. Ai collaboratori chiedo dialogo, onestà e rispetto, anche non essere yes-man è importante”. Lo ha detto Paulo Sousa al “Thinking Football Summit”, evento organizzato dalla Lega Calcio portoghese. Il tecnico della Salernitana ha approfittato della sosta del campionato di serie A e dei giorni di riposo dagli allenamenti per tornare in patria e partecipare alla manifestazione che ha coinvolto numerose figure del calcio internazionale. “L’ascesa dell’allenatore portoghese” è l’argomento trattato da Paulo Sousa che ha evidenziato l’importanza di avere esperienze diverse in giro per il mondo. “Ho lavorato in tanti paesi e questo mi ha fatto conoscere meglio me stesso adattandomi a nuove sfide, facendomi crescere non solo professionalmente ma anche come uomo. Girare il mondo fornisce un termine di paragone con gli altri e possibilità di assorbire loro conoscenze. Mi rifaccio a molti allenatori, come Capello, dai quali rubiamo idee da approfondire. Lo staff è importantissimo. Ho iniziato in Inghilterra con difficoltà, in Ungheria ho costruito il team fino ad arrivare ad undici collaboratori in Cina” ha detto Paulo Sousa. “Bisogna lavorare continuamente perché il calcio è in costante cambiamento, ci sono tante variabili a cui dover prestare attenzione che non sempre hanno a che fare con la tecnologia ma con i sistemi di gioco. La mia università è stata il campo ma i corsi per allenatori hanno dato struttura alle mie idee”. Paulo Sousa ha poi aggiunto: “ci sono molti fattori che condizionano i risultati. Quando tutto è allineato si lavora meglio ma se ci accorgiamo che non è così dobbiamo concentrarci su ciò che possiamo controllare: allenamento, metodologia, attenzione ai calciatori”.
Paulo Sousa: staff importantissimo, mi ispiro a Capello
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