Eppur si muove, anzi, corre addirittura. Finanche la gioia per i due successi di fila all’Arechi i 10 punti nelle ultime quattro partite risulta mitigata da quell’alone di incredulità che regna tra gli sportivi: cosa è successo alla Salernitana? Va bene alzarsi e camminare, come un certo Lazzaro, ma passare improvvisamente dal coma alla brillantezza è ancora più miracoloso. La stessa squadra che – ormai in ginocchio con 8 punti in 10 gare– poteva soltanto pregare mentre stava per toccare il fondo con un poderoso balzo ha guadagnato la superfice staccandosi in modo perentorio dalla zona rossa della classifica. Ruolino di marcia da grande del torno e difesa di ferro con un solo gol subito in quattro giornate di campionato. Sono questi numeri da grandeur, che sembrano appartenere a Frosinone, Empoli, Palermo non certo alla bistrattata Salernitana che in tanti avevano già battezzato chissà in quale posizione. Troppa grazia, Sant’Antonio – dicono in coro i tifosi – mentre Colantuono, che resta in silenzio fa parlare soprattutto i gesti. Dall’intensità emotiva durante i 90 minuti all’abbraccio finale con tutti i giocatori e per finire alza i pugni al cielo guardando la Curva Sud mentre lascia il campo di gioco. Sembra passata una eternità da quel Salernitana – Parma 0 – 1 con la pioggia di fischi e le critiche al mister di Anzio. Lavoro, sacrificio e fiducia, queste le linee guida del mister che oggi può contare anche su elementi finalmente assurti a nuova vita: da Bocalon a Kiyine e finanche Vitale, lasciato in naftalina si è ritagliato il suo spazio nell’azione del gol che ha portato Tuia a saltare piu’ in alto di tutti. Oggi sono tutti in grande spolvero e se rendono al massimo è anche perché il telecomando è nelle mani di un Ricci ispirato e determinante in mezzo al campo. Momento magico della Salernitana che impone qualche riflessione. Non erano dei brocchi prima non sono dei campioni oggi. La verità come in tutte le cose sta nel mezzo così come i numeri non mentono mai. Salvezza a parte la sensazione è che anche quest’anno, a meno di colpi di coda nel finale si è persa una grande occasione per puntare in alto.
Resurrezione granata: dal coma alla riscossa in appena 4 partite
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