L'immagine di Salerno sportiva è stata sporcata dal caso Ranieri e dalla sua gestione. Il dietrofront del difensore, provocato – stando ad una nota dell'agente del calciatore – da messaggi sul telefono del ragazzo, in cui gli veniva sconsigliato di accettare il trasferimento a Salerno, ha permesso di veicolare, su scala nazionale, una immagine distorta della civilissima Salerno e dei suoi tifosi. Se Ranieri ha ricevuto pressioni nei messaggi o intimidazioni avrebbe dovuto seguire la strada della denuncia alla procura della Repubblica. Se ci sono state pressioni, e nel calcio le pressioni ci sono sempre state a tutti i livelli ed a tutte le categorie, e non diciamo ovviamente che siano giuste che si fa? Ci si ferma? Ci si piega? Si scappa? La si dà vinta a chi minaccia? Assolutamente no!
L'encomiabile direttore Fabiani – come viene scritto sul testo ufficiale dell'entourage di Ranieri -, avrebbe potuto e dovuto non solo tutelare il calciatore offeso e il suo staff ma anche la città dove opera e lavora da anni e la squadra di calcio di cui è apprezzato dirigente dalla compagine presidenziale non essendo mai stato messo in discussione nei fallimentari 5 anni di B in cui sono cambiati decine di tecnici e dirigenti e centinaia di calciatori.
L'encomiabile direttore Fabiani – citando sempre la nota dell'agente del calciatore – avrebbe potuto censurare il comportamento di pochi e dire pubblicamente che Salerno sportiva è un'altra cosa. Che Salerno e la parte sana della tifoseria non c'entrano nulla con pochi facinorosi.
Avrebbe potuto dire o scrivere che Salerno sportiva è distante anni luce da singoli ed isolati episodi come i messaggi a Ranieri in attesa del lavoro della magistratura.
Ed invece, senza colpo ferire, senza aggiungere nulla, e ripetiamo nulla, al testo dell'agente di Ranieri su scala nazionale è passato il messaggio che Salerno è una città violenta, ostile verso i suoi calciatori, un ambiente in cui è difficile se non impossibile fare calcio ed altre assurdità del genere.
Una immagine distorta che ha provocato un danno enorme non solo alla squadra ma soprattutto alla città. Oggi i calciatori che non verranno potranno sempre sbandierare l'alibi della città ad alta pressione e violenta e la società granata, che non ha mai brillato sul mercato, avrà un ulteriore ostacolo per ingaggiare atleti validi: convincerli che a Salerno non gli verrà torto un capello. E allora cerchiamo di capirci.
Caso Ranieri a parte Salerno è una città civile, lo è sempre stata e lo ha dimostrato con i fatti ingoiando bocconi amari e offese. Cinque anni di B fallimentari hanno prodotto solo un lento ma progressivo abbandono dei tifosi in segno di protesta verso una società che non ha mai fatto nulla per farsi amare ed anche in questo caso non ha fatto nulla, pubblicamente, per difendere e tutelare l'immagine della città e della sua squadra di calcio.
Ci auguriamo che venga fatta chiarezza su questa storia perché i tifosi granata, la stragrande maggioranza tifosi civili meritano rispetto a cominciare da Lotito, Mezzaroma e Fabiani. Rispetto che ovviamente non c'entra nulla con chi si macchia di gesti inappropriati come le scritte sui muri ed i messaggi ostili e diffamatori. Ma questo è un lavoro che compete alle forze dell'ordine. Il rispetto e la tutela del nome Salerno e Salernitana davanti a fatti come quelli del signor Ranieri è in campo alla proprietà romana e non ad altri