Non dite più “il calcio è di chi lo ama”. Sgombriamo il campo almeno dalle ipocrisie. Il calcio è di chi lo paga, non da adesso e il calendario delle partite della Salernitana comunicato ieri ne è l’ulteriore e desolante conferma. Nel girone di andata, tra anticipi e posticipi, i granata giocano solo sette gare su diciannove di domenica ma questo è forse l’aspetto meno grave. Pensando ai tifosi e a molti di loro impegnati per motivi di lavoro, ciò che è inaccettabile è collocare le prime tre partite casalinghe di lunedì e venerdì sempre di pomeriggio alle 18.30, penalizzando gli abbonati che hanno già pagato e non potranno andare all’Arechi ma anche chi non comprerà il biglietto a causa dell’orario degli incontri. Con conseguenti ripercussioni anche sulla società per gli incassi minori. Evitiamo anche analisi sul calo di presenze allo stadio ragionando su temi economici e sociali. Questi aspetti incidono pure ma come si può pensare di portare gente sugli spalti se poi le partite vengono piazzate in giorni feriali e in orari pomeridiani? Ecco perché in molti hanno preferito non fare gli abbonamenti e il dato degli undicimila fidelizzati a Salerno forse è anche alto considerati questi aspetti. Per non parlare delle trasferte dove la Salernitana ha sempre avuto un seguito incredibile. Giocare di venerdì con Genoa e Sassuolo oppure di lunedì a Bergamo, giusto per fare qualche esempio, inevitabilmente taglia fuori molti sostenitori granata. Il calcio resta lo sport più amato dagli italiani ma non rispetta coloro che lo seguono con passione. Il sostegno dei tifosi della Salernitana comunque non mancherà, nonostante stiano spingendo la gente sempre più lontano dagli stadi.
Serie A, non è il calcio dei tifosi
535
articolo precedente